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Per poco non era Violau '99
Testo di Lorenzo Trumino
Ma con tutto lo spazio che c'è, proprio di là deve passar la Luna?
Violau (pronuncia fiolau) è un piccolo paese circa 100 Km a nord ovest di Monaco di Baviera (DE), in cui si sono - ahiloro! - ritrovati alcuni soci del nostro Gruppo Astrofili William Herschel ed altri astrofili conoscenti per poter osservare l'eclisse di Sole.
Paolo, Saro, Andrea F., Aldo, Maurizio, Plinio & gli AstroPhysics., Andrea V. e Lorenzo erano muniti di telescopi, macchine fotografiche, telecamere, filtri, eventuali ragazze al seguito e tanta voglia di vedere l'eclisse. I soci sono arrivati in due volte, tra lunedì 9 mattina (compreso l'autore) e martedì 10 sera, al punto di riferimento della tanto sognata e preparata Spedizione: la casa parrocchiale di Violau.
Questa casa è sfruttata per diverse occasioni, che vanno dai raduni di scout ai convegni di astrofisica: notevole, infatti, la specola della casa che ospita, un dobsoniano da 75 cm e un rifrattore Zeiss da 20 cm ed altri telescopi che non possono definirsi "inferiori".
Tanta la convinzione da parte di tutti di voler seguire l'eclisse a tutti i costi: organizzati con cartine e sacchi a pelo per ogni evenienza, eravamo pronti a fare anche 500 km pur di trovarci in totalità.
Il nostro "guru" Paolo era sempre pronto a darci consigli ed indicazioni utili; un computer in perenne collegamento internet, battezzato affettuosamente l'oracolo del Meteosat, era periodicamente visitato da gruppi di astrofili-pellegrini in preghiera per il bel tempo; i luoghi d'osservazione alternativi costantemente riveduti e corretti.
La casa parrocchiale ospitava, in quei giorni, anche alcuni ragazzi in vacanza-studio su argomenti astronomici, oltre che un centinaio di scout svizzeri che avrebbero messo a dura prova la nostra capacità di autocontrollo. Schitarrate serali e fiumi di birra rendevano più gradevole il soggiorno a tema astronomico che ci accingevamo a vivere.
Due notti piovose consecutive ci facevano mal sperare per le condizioni meteo, e regolarmente l'oracolo confermava queste nostre paure: tutto il sud della Germania era sede di caotici movimenti di nuvole e spazi vuoti e, nel raggio di 400 o 500 km non un posto sarebbe stato sicuro.
Cosa fare: spostarsi e sperare di essere al momento giusto nel posto giusto, o aspettare il fatidico momento in assidua preghiera per un buco tra le nuvole?La maggior parte di noi non era convita che spostandosi si sarebbe trovato il bel tempo, e alla fine prevalse la soluzione stazionaria.
Alle 10:00 circa il movimento di astrofili iniziava a farsi frenetico: i treppiedi spuntavano qua e là come funghi, incuranti dei nuvoloni neri e densi di pioggia, i telescopi venivano portati fuori dalle loro sedi e sistemati con cura sulle montature; alcuni si spostavano fuori paese, altri dalle terrazze della casa parrocchiale, altri ancora, nei parcheggi vicini.
Il gruppetto dell'autore vantava per lo meno una ventina di cavalletti tra macchine fotografiche, binocoli e telescopi: la gente "normale" che passava non poteva fare a meno di guardarci come invasati nell'atto di preparare strani riti.
Pochi minuti prima del primo contatto, il panico: un fiume umano costituito dai cento e passa scout di cui sopra, si dirigeva, occhialini di mylar in testa, verso di noi! Avremmo protetto i telescopi a rischio della vita, ma per fortuna la mandria veniva condotta in un prato distante... proprio mentre un fragoroso applauso partiva da noi per festeggiare il momento del primo contatto!
Non erano neanche 10 minuti di osservazione che uno spruzzo di pioggia ci costringeva a staccare i telescopi dai cavalletti. Venti minuti di pioggia e di infelici commenti (e parolacce...), ma per fortuna un altro buco tra le nuvole ci permetteva di gustarci nuovamente una copertura solare del 35 - 40 % e di effettuare qualche ripresa foto e video.
Ma poco dopo capimmo che stava per finire tutto: una fitta coltre di nubi, spesse e nere, provenienti da ovest marciavano verso di noi come un reparto di alabardieri contro il nemico; ancora una volta i telescopi venivano rimossi, ma le montature coperte lasciate a bagnarsi, ultimo segno di speranza in un improbabile squarcio tra le nubi.
E mentre tutto questo succedeva, una banda svizzera, probabili accompagnatori degli scout, si ostinava ad intonare un patetico "O Sole Mio" tra gli scrosci d'acqua.
Oramai erano le 12:35 e la delusione si faceva strada tra i soci, gli amici e le persone di passaggio: non era più acquazzone, era un temporale vero e proprio, con tanto di tuoni, lampi e vento. Probabilmente la totalità imminente aveva ulteriormente raffreddato gli strati d'atmosfera e favorito la condensazione e la sublimazione del vapor d'acqua, tanto che qualche chicco di grandine si sentiva, talvolta, rimbalzare sulle carrozzerie delle auto parcheggiate.
E ad un certo punto, qualcuno spense l'interruttore della luce: sembrava di trovarsi in un temporale notturno, l'aria era scossa dai rumori elettrici dei fulmini, la pioggia cadeva in maniera decisa e la grigia atmosfera metteva la pelle d'oca.
Due minuti di silenzio, poche le battute ironiche sulla sfortuna che ci aveva colpiti. Ancor più impressionante fu il passaggio alla luce, caratterizzata da un diffuso rossore nelle nubi basse sull'orizzonte.
Poca voglia di restare a dormire un'altra notte: non c'era nulla da festeggiare. Così dopo aver sperato fino all'ultimo, gli strumenti nelle loro scatole e un pranzo al volo, sigillavano la conclusione dell'avventura di Violau. A 650 km casa ci stava aspettando.
Lo stupidario della spedizione:
- Ma qui in brughiera non ci sono insetti!! (frase priva di senso pronunciata dopo 650 km di viaggio in auto da un passeggero stremato, nonché di debole costituzione mentale...)
- Fa schifo, ma è buono in sé! (commento per una non meglio identificata zuppa fornita a pranzo)
- Le avete viste le ombre volanti? (frase pronunciata da un astrofilo per fortuna rimasto ignoto durante la totalità sotto il temporale, che per poco non veniva linciato...)