Gruppo Astrofili William Herschel


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Mauna Kea

19°49'35" NORD, 155°28'29" OVEST

MAUNA KEA!!!


di Pier Giuseppe Barbero e Paola Fabrizi



Nel mese di maggio 2000, avendo scelto le isole Hawaii quale meta del nostro viaggio di nozze, io e Paola non potevamo esimerci dal visitare il celebre complesso astronomico situato alla sommità del vulcano estinto Mauna Kea. In effetti un ottimo motivo per andare sino a quelle lontane isole era appunto la possibilità di recarsi in questo luogo mitico per noi astrofili!!!
Vogliamo qui fornire un breve resoconto "impressionistico" del nostro viaggio al secondo più alto sito astronomico del mondo (ricordo che il più elevato è collocato sul Monte Evans, nelle Montagne Rocciose del Colorado, a 4297 metri sul livello del mare, ove è collocata una piccola cupola automatizzata).
Il Mauna Kea (= Montagna Bianca) è situato su Big Island, o più propriamente sull'isola di Hawaii (da cui ha preso nome l'intero arcipelago): con il Mauna Loa forma un impressionante doppio cono vulcanico, ciascuno alto più di 4000 metri. Essendo entrambi vulcani a scudo il declivio è molto dolce e la salita sino alla cima non presenta difficoltà, salvo eventualmente quelle fisiologiche dovute alla elevata altitudine. Siamo partiti da Hilo, capitale dell'isola, sul nostro fuoristrada Chevrolet percorrendo la strada n. 200, meglio nota come Saddle Road (che potremmo tradurre come "Strada sulla Sella", quest'ultima intesa come la ampia valle che divide i due vulcani), un tranquillo percorso ben asfaltato che si snoda fra i due monti connettendo la parte centro-orientale dell'isola con quella settentrionale. La ricca vegetazione tropicale tempestata di splendidi fiori poco alla volta si dirada, in conseguenza del lento elevarsi sul livello del mare, sino a diventare arbustiva tra immensi campi di lava piuttosto antica, a giudicare dal colore grigiastro.


Le cupole gemelle dei KECK


Il traffico è scarso e non vi sono insediamenti umani degni di questo nome sui quali fare affidamento in caso di necessità; tuttavia il tragitto non è così solitario come si potrebbe credere leggendo le guide turistiche o prendendo informazioni dal sito internet dell'osservatorio.
Le bianche cupole si vedono già molto bene da questa strada: ci siamo successivamente resi conto che si vedono pressoché da tutta l'isola, e anche dalla vicina isola di Maui, con qualche difficoltà il pomeriggio a causa della formazione di nubi di condensa.
Circa al miglio 29 (km 46.7) da Hilo una deviazione conduce, sulla destra, al versante sud del Mauna Kea. Occorre fare molta attenzione nell'individuarla poiché stranamente non vi sono cartelli indicatori: si è facilitati sapendo che è l'unica strada asfaltata che diparte dalla principale, essendo le eventuali altre stradine degli sterrati che conducono a lontani ranches. Iniziamo così ad inerpicarci sul monte, tra conetti vulcanici molto suggestivi e di tutte le tonalità del marrone che formano un paesaggio di primordiale bellezza. Guidando mi viene in mente che salire sul Monte Olimpo di Marte possa essere una esperienza simile, essendo anch'esso un vulcano a scudo!
Il primo obiettivo della salita è il Visitor Center, posto a 2743 metri, una sosta utile anche per un minimo di acclimatamento. Attenzione a non farsi ingannare dalla costruzione che si incontra poco dopo aver lasciato lo strada principale: probabilmente è una stalla! Dopo alcuni km si giunge in vista di una costruzione piuttosto grande che assomiglia ad un albergo: in effetti si tratta degli alloggiamenti degli astronomi, ad un altitudine tale per cui sia sopportabile da una persona in buona salute. Poco prima, ad una cinquantina di metri, si trova il piccolo Visitor Center dedicato ad Ellison Onizuka, hawaiano, membro dell'equipaggio dello shuttle Challenger esploso nel gennaio 1986. All'interno ci accoglie un bianco-barbuto signore di mezz'età, molto cordiale, che risponde volentieri alle nostre domande: vi è una esposizione di pannelli illustranti vari fenomeni astronomici, computers che mostrano in sequenza continua immagini riprese dai telescopi posti un km e mezzo più in alto, strumenti vari tra cui uno Schmidt-Cassegrain Meade da 40 cm. Questi strumenti, ci viene spiegato, vengono collocati all'esterno per le osservazioni che sono effettuate su prenotazione nei fine settimana. Non mancano ovviamente magliette, poster, pin da giacca e numerosi altri gadgets astronomici, tra cui un modellino in carta del Keck. C'è anche una curiosa "fetta" di vetro lunga un'ottantina di centimetri, spessa poche decine di millimetri, rettilinea da un lato e curva dall'altro: realizzo immediatamente che non è altro che uno dei numerosi pezzi di scarto degli esagoni formanti lo specchio multiplo dei dieci metri, nati come specchi rotondi da 180 cm poi rifilati ai bordi! Un rapido calcolo permette di stabilire che di tali segmenti in giro ce ne devono essere almeno 432 (36 elementi per ogni Keck x 6 lati ciascuno, senza contare gli esagoni realizzati come parti di ricambio)! All'esterno notiamo come i pochi lampioni stradali qui presenti siano accuratamente schermati, praticamente delle scatole senza il fondo e con la lampada ben incassata: girando per le isole abbiamo constatato come questi siano i lampioni normalmente utilizzati nelle aree di parcheggio Dopo circa una mezz'ora riprendiamo la salita, che in una decina di chilometri ci porterà alla sommità. Ma dopo alcune centinaia di metri la strada diviene uno sterrato: nonostante gli allarmati avvertimenti è un bellissimo percorso molto ampio e per nulla ripido, niente a che vedere con certi nostri sterrati di montagna! Curiosamente dopo pochi chilometri riprende l'asfalto; personalmente ho avuto la netta impressione che questo tratto non pavimentato lo abbiano lasciato apposta onde dissuadere i turisti dal raggiungere la sommità e così in qualche modo disturbare le attività che si svolgono lassù: in effetti può essere un ottimo sistema per fermare gli americani, notoriamente inesperti nella guida, ma non un ultramotivato astrofilo italiano!


I due KECK: a sinistra il SUBARU e a destra il "NASA INFRARED TELESCOPE FACILITY" (IRTF)


Ci fermiamo per una prudenziale ulteriore sosta di acclimatamento (ricordo che siamo partiti solo tre ore fa da livello zero metri sul livello marino e ora siamo a ridosso del sito astronomico a 4205 metri s.l.m.!): il silenzio è assoluto, rotto solo dal lieve sibilare del vento di quota che abbassa notevolmente la temperatura (in questo momento siamo all'ombra della vetta). Riprendiamo svelti la salita e dopo pochi minuti siamo al cospetto del più bel sito astronomico della Terra! Personalmente ho visitato molti altri famosi osservatori nel mondo ma la suggestione di questo solitario, aspro ed al contempo dolce paesaggio vulcanico, in mezzo all'immenso Oceano Pacifico, ad una altitudine di oltre quattromila metri, al cospetto di colossi da 8-10 metri… beh, francamente l'emozione è così intensa per un astrofilo che si teme di non poter gustare sino in fondo il tempo passato quassù.
La prima cupola che si incontra non è di un osservatorio ottico bensì di uno millimetrico , il Californian Submillimeter Observatory con parabola da 10.4 metri: la costruzione ha una fenditura a saracinesca sollevata di circa due metri cosicché è possibile vedere lo strumento. Poco oltre il James Clerk Maxwell Telescope , submillimetrico da 15 metri.
La strada prosegue sterrata verso il Subaru ma noi scegliamo di vedere prima i telescopi ottici posti più in alto, a ovest: infatti poco prima di giungere in vetta c'è una deviazione che porta su una cresta e che ospita in sequenza il telescopio da 60 cm della Università delle Hawaii, realizzato nel 1968 ed il più vecchio qui presente, quindi lo United Kingdom Infrared Telescop Facility (UKIRT) da 3.8 metri operante nell'infrarosso, il 2.2 metri della Università delle Hawaii, visitabile e con un curioso "naso" che sporge dalla cupola, e quindi il Gemini North da 8 metri (!). Infine il Canada-Hawaii-France Telescope (CHFT), 3.6 metri, dal quale provengono le immagini dello splendido calendario 2000 (e anche quello del 2001) distribuito da Coelum. Degli strumenti citati è visitabile solo il 2.2 metri, come detto, e degli altri si può vedere solamente la cupola, ovviamente dall'esterno: quella del Gemini è veramente bella e particolare, con le due fasce a livello dell' "equatore" della sfera che si possono aprire per permettere l'acclimatamento dell'ottica. Da quassù si ha inoltre la migliore vista delle cupole gemelle dei Keck, poste a circa 700 metri in linea d'aria a nord-est e ad una cinquantina di metri più in basso; poco a sinistra la strana struttura che contiene il Subaru. Dalla cresta sulla quale ci troviamo un breve sentiero conduce in una decina di minuti alla vera cima del Mauna Kea, la Pu'u Wekiu situata a 4205 metri, la quale non presenta costruzioni se non un piccolo tempio realizzato con canne di bambù: in effetti l'intero monte è sacro per gli hawaiiani. La salita è breve ed il dislivello modesto ma, a quest'altitudine, bisogna fare i conti con la carenza di ossigeno e così mi ritrovo presto con un fiatone che mi induce a rallentare molto il passo! Da quassù i telescopi più grandi sono celati, salvo il Gemini, ma la vista è spettacolare sotto l'aspetto paesaggistico, con decine di conetti vulcanici secondari, i resti di colate laviche sgorgate sotto il ghiaccio quando in epoca glaciale la cima era occupata da un piccolo ghiacciaio e la cima del Mauna Loa al di là delle nubi che coprono la Saddle Road. Discendiamo verso i Keck lasciandoci a destra la cupola del NASA Infrared Telescope Facility (IRTF) da 3 metri e infine giungiamo sulla spianata dove torreggiano i due telescopi più grandi della Terra! In realtà le cupole sono piuttosto piccole, in particolare se confrontate con quelle di strumenti tradizionali quali il Palomar o quello di Siding Spring in Australia: ciò è ovviamente dovuto alla struttura estremamente compatta delle ottiche che alloggiano. Le due cupole sono unite da un basso fabbricato contenente i centri di calcolo ed i locali per l'alluminatura degli elementi dello specchio, oltre a qualche ufficio e altri locali tecnici. È possibile visitare la più vecchia (1992) delle due cupole: vi è un breve corridoio con una panca ed un televisore con videoregistratore che, su richiesta del visitatore, trasmette un interessante documentario sullo strumento e il cielo in generale visto da quassù: un radiatore dal soffitto elargisce un po' di tepore (la temperatura esterna è di ben +9 gradi Celsius ma il vento è gelido). C'è un libro dei visitatori e non esito ad occuparne mezza pagina inneggiando al luogo, all'Astronomia e al Gruppo Herschel! Lascio anche l'indirizzo del presente sito. Per quanto lo sfogli all'indietro non trovo traccia di visitatori provenienti dall'Italia.


Dalla strada di accesso: da destra lo "UNITED KINGDOM INFRARED TELESCOPE" (UKIRT), university of Hawaii telescope, gemini northern telescope, Canada - France - Hawaii telescope (CFHT), NASA infrared telescope facility (IRTF)

Finalmente entriamo al cospetto del gigante, il Keck I !!! C'è una piccola cabina vetrata su tre lati e chiusa in alto da alcune sbarre: la presenza di queste, che permettono un agevole ricambio di aria nella galleria vetrata, è spiegata con la necessità di mantenere dentro la cupola una temperatura assolutamente uniforme ed uguale a quella esterna. In altri osservatori come a Palomar o a Kitt Peak le vetrate sono al contrario completamente chiuse. In effetti la temperatura qui è pari a quella freddina che c'è fuori. Per quanto riguarda lo strumento la prima impressione è quella di un gran caos di tubi bianchi di varie lunghezze, una sorta di strano ponteggio. Una seconda occhiata mi rende una impressione simile finché, finalmente, realizzo che stiamo osservando la culatta del telescopio e quei tubi sono i sostegni degli attuatori che reggono gli esagoni formanti la superficie riflettente. Guardando con attenzione si vede anche il secondario, all'estremità opposta. Sono ben visibili le piattaforme ai fuochi Nasmyth sulle quali sono collocati gli strumenti di analisi della luce raccolta dallo specchio.
Appena al di là della vetrata c'è uno dei tralicci che reggono i segmenti, posto lì perché sia ben visibile dal visitatore. Scatto alcune foto con il fish-eye, quindi usciamo e dopo aver girellato nei dintorni ci dirigiamo verso il Subaru: questo è la più recente aggiunta (1999) alla schiera di giganti dell'ottica che affollano il Mauna Kea: non è visitabile ma colpisce per la sua cupola cilindrica. L'ottica è costituita da uno specchio monolitico da 8,3 metri (!), attualmente il più grande del mondo. Poiché qui la strada non è asfaltata alcuni cartelli avvisano di moderare la velocità per non sollevare polvere che potrebbe di notte interferire con le delicate osservazioni se non addirittura depositarsi sulle ottiche. Rispettate i limiti indicati dunque!
Sfidando i cartelli di divieto di accesso mi avvicino a piedi alla cupola e ci giro intorno. Mentre torno sui miei passi si apre una porta alla base della costruzione e ne escono due giapponesi (anche quassù, ma del resto è roba loro) corredati di telecamera e chiedo se posso solamente infilare la testa: mi fanno cenno di sì ma invece dello strumento, come speravo, vedo il piano inferiore della cupola, una sorta di officina: niente da fare dunque.
Proseguiamo lungo la strada sterrata e passiamo accanto ad una schiera di piccole parabole, il Submillimeter Array, formato da otto antenne da sei metri. E qui avremmo finito ma, non sazi, rifacciamo l'intero giro fermandoci ancora un po' di tempo ai Keck: ora la cupola del Keck I è semiaperta e alcuni tecnici si avvicendano a fare non so che lavoro. Diamo un'occhiata dall'esterno allo IRTF ed infine, con immenso rammarico ma nel contempo consapevoli che di più non si poteva vedere, discendiamo dalla grande montagna. Sostiamo di nuovo al Visitor Center per una cioccolata calda ed alcuni acquisti. È ormai sera; riprendiamo la Saddle Road, tra panorami resi particolarmente cupi da un cielo tempestoso, sino alla cittadina di Waimea (o Kamuela), dove è collocato il quartier generale dei Keck.
L'indomani visitiamo anche questo. L'edificio è particolarmente grazioso, con uno splendido sfondo di verdi colline: la simpatica particolarità della costruzione è che tutto quello che può essere decorativo è di forma esagonale, come i segmenti dei Keck! Ad iniziare dalle vetrate poste sopra l'entrata, alle aiuole del giardino collocato sul retro sino alle piastrelle! Il piccolo atrio ha delle poltroncine, un monitor con un filmato didattico di astronomia ed una vetrina con una bella riproduzione in scala del Keck, oltre ad una "fetta" di esagono, come sul Mauna Kea. Ci fermiamo un po' e poi riprendiamo il giro dell'isola, tornando così ad un turismo più tradizionale.
Un ultimo sguardo lo abbiamo dato dall'aereo che ci ha condotti all'isola successiva, la cui rotta passa di fianco al Mauna Kea presentandoci una splendida visione panoramica dell'intero sito astronomico.
Ma in realtà non era ancora finita poiché, dalla cima dell'Haleakala (il principale vulcano dell'isola di Maui, di una bellezza inaudita) con un binocolo o semplicemente con un medio teleobiettivo applicato alla fotocamera le cupole sono benissimo visibili.
Insomma, un luogo che per anni ho sognato e che credevo impossibile da raggiungere è divenuto una emozionante realtà; chi desideri fare un viaggio impegnativo (anche dal punto di vista economico) prenda in considerazione queste isole, belle non tanto per il mare quanto per la incredibile varietà di paesaggi che si incontra percorrendole… e non ultimo per il Mauna Kea!!!


PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIU'

Keck Observatory: http://www2.keck.hawaii.edu:3636/
Onizuka Visitor Center: http://www.ifa.hawaii:edu/info/vis
Subaru Telescope: http://SubaruTelescope.org


--- Gruppo Astrofili William Herschel - Torino --- Riunioni: Via Saccarelli 3 - Torino --- www.gawh.net

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